venerdì 10 novembre 2017

Il Gip Giusi Bortolozzi proscioglie in fase preliminare da ogni accusa Massimo Cavalieri, Luigi Di Matteo, Francesco Rinaldi e Cecilia Sodano

Infondate le accuse mosse: “non luogo a procedere perché il fatto non sussiste” Non luogo a procedere perché il fatto non sussiste. Questo il dispositivo di sentenza emesso al termine dell’udienza preliminare che si è tenuta l’8 novembre scorso dinanzi al gup del al Tribunale di Civitavecchia, nel procedimento che vedeva imputati, tra gli altri, l’architetto Massimo Cavalieri, l’ingegnere Luigi Di Matteo, in qualità di responsabile dell’Area Urbanistica del Comune di Bracciano, l’architetto Francesco Rinaldi e l’architetto Cecilia Sodano, questi ultimi in qualità all’epoca di componenti della Commissione Locale per il Paesaggio. La vicenda riguardava la realizzazione di alcuni interventi edilizi all’interno della Lottizzazione La Lobbra a Bracciano, un procedimento a più riprese richiamato dal cittadino Arturo Cimaglia. Tra l’altro, con una sentenza, passata in giudicato, nell’ambito del procedimento RG 127/2011, il gup del Tribunale di Civitavecchia Massimo Marasca aveva dichiarato l’assoluta legittimità della lottizzazione La Lobbra. Il giudice per le indagini preliminari Giusi Bartolozzi non ha ritenuto pertanto fondate le accuse che erano state mosse agli imputati da parte del sostituto procuratore, Mirko Piloni. Il pieno proscioglimento solleva in particolare l’architetto Massimo Cavalieri, difeso dall’avvocato Claudio Gentili, dall’imputazione di falso in relazione alle attestazioni fatte dallo stesso Cavalieri riguardo le zone di Piano Territoriale Paesistico (PTP) nelle quali ricadono gli interventi. Il dispositivo di sentenza (le motivazioni verranno emesse a breve) pone fine ad una vicenda spinosa ed ha comportato per gli imputati, oggi prosciolti appieno, un grave pregiudizio. “Tutto ciò dimostra – commenta uno dei difensori – che il castello di accuse mosse poggiava su affermazioni pretestuose ed infondate. Siamo soddisfatti che la giustizia abbia ristabilito la verità dei fatti e che oggi sia riconosciuta ai vari professionisti coinvolti l’assoluta correttezza del loro operato. Da parte nostra – commenta ancora uno dei difensori – non avevamo alcun dubbio. Il capitolo si chiude con il non luogo a procedere dimostrando l’insussistenza di ogni accusa”. Graziarosa Villani ©Riproduzione riservata

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