mercoledì 28 febbraio 2018

Foibe: Il giorno del ricordo a Bracciano – commento di Donato Mauro

Nel corso del consiglio comunale del 9 febbraio 2018 sono intervenuto sul tema del “Giorno del Ricordo” che era l’oggetto di una mozione che ha inteso sollecitarne la celebrazione nella giornata del 10 febbraio. Prendendo spunto da concetti espressi dai presidenti della repubblica pro tempore ho fornito il mio contributo che si può sintetizzare come segue. Il giorno del ricordo è una solennità civile nazionale, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, istituita con la legge n. 92 del 30 marzo 2004. Essa vuole conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte la vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nell’immediato periodo del secondo dopoguerra e delle più complesse vicende del confine orientale. La data è stata fatta coincidere con la firma del trattato di pace 1947 che assegnò purtroppo alla Jugoslavia la maggior parte della Venezia Giulia. Ma già prima, nel 1943 si intrecciarono giustizialismo sommario, parossismo nazionalista jugoslavo senza fondamento, rivalsa sociale e un disegno, assurdo e antistorico, di sradicamento della presenza italiana da quella che era e cessò di essere la Venezia Giulia. La politica titina assunse i sinistri contorni di pulizia etnica. Si consumò nel modo più evidente con disumana ferocia nelle foibe (simbolo quella di Basovizza dove sono state rinvenute decine di metri cubi di cadaveri gettati nell’ex pozzo minerario, parte dei quali ancora vivi. Secondo alcune fonti in totale le vittime delle persecuzioni titine arrivano a circa 20 mila). Fu una delle barbarie del secolo scorso. Ci furono campi di concentramento e sterminio? Sì. Ci furono errori? Sì anche quello dell’alto comando che fece entrare per primi a Trieste i reparti di Tito, seguendo la cinica logica della strategia alleata che volle così ingraziarsi il dittatore Tito, cosiddetto non allineato, in funzione anti Stalin. Ci fu la volontà di nascondere la verità per molti anni? Sì. Gli americani dissero che i profughi creavano disordine, con conseguenze disastrose per migliaia di persone colpevoli solo di essere italiani. A causa dell’ondivaga politica, seguita anche da alcune componenti politiche nazionali, centinaia di migliaia di essi furono costretti a disperdersi in altre regioni italiane e soprattutto all’estero. Questa tristissima vicenda storica è stata a lungo dimenticata e negata ma la storia è costituita da fatti e i fatti riemergono sempre e ora finalmente e giustamente comincia a essere ricordata. Proprio alla luce di tali eventi, oggi dobbiamo comunque ribadire la necessità di consolidare, senza nascondere nulla, i lineamenti di civiltà, dì pace, di libertà, di tolleranza e solidarietà nella nuova Europa che stiamo, con fatica, costruendo. Sarebbe un grave errore proporre la celebrazione del giorno del ricordo in qualche modo come contraltare a quello “della memoria”. Ho tentato di far comprendere che è quantomeno irrituale e improprio proporre una mozione per indurre il comune di Bracciano a celebrare una solennità prevista da un’apposita legge. Il comune è tenuto a celebrarla e non a seguito di una mozione che sembrerebbe avere tutti i connotati della strumentalizzazione politica. La celebrazione del “giorno del ricordo “non deve essere ascrivibile all’iniziativa di una singola parte politica ma deve svolgersi nello spirito della riconciliazione nazionale nella condivisione della verità storica. In tal senso ho proposto che la mozione venisse ritirata invitando l’amministrazione a assumere nella celebrazione dell’evento il ruolo istituzionale che le compete. Altrimenti è come se per celebrare la festa della repubblica, del primo maggio o altre solennità previste da una legge dello stato fosse necessario proporre una mozione ad hoc. Ho proposto altresì al sindaco di fare osservare dal consiglio comunale e dalla giunta un minuto di silenzio e raccoglimento in ricordo di tutte le vittime della tragedia delle foibe. Ma il sindaco non ha preso in considerazione tali proposte. Evidentemente non riesce proprio ad uscire dai confini mentali i e politici della campagna elettorale. Alla luce degli slogan demenziali urlati nel corso della recente manifestazione di Macerata sono sempre più convinto della giustezza della mia proposta formulata in consiglio comunale. Chi ha inneggiato alle foibe ha palesato nello stesso tempo l’estrema ignoranza dei fatti, furono i partigiani titini a uccidere molti comunisti italiani vicini a Mosca, nonché la voglia di connotarsi come residuato bellico di quella che fu l’espressione più belluina dei fiancheggiatori di Tito. Donato Mauro, Consigliere comunale Bracciano

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